Attività propriocettive e di stimolazione sensoriale
Queste attività si riferiscono alla facoltà di percepire e riconoscere l’esatta posizione del corpo nello spazio circostante.
La loro efficacia è dimostrata come negli umani anche nei cani. Possono essere svolte da cani di ogni età e tipologia, in quanto adattabili a seconda del soggetto.
I benefici di questi esercizi sui nostri cani sono molteplici: dall’aumento del tono muscolare alla maggior capacità di autocontrollo e attenzione.
Grazie a queste attività il nostro amico diventerà più sicuro di sé e sarà quindi in grado di superare le paure e le difficoltà nel quotidiano.
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Domande frequenti
“In molti mi chiedono come educare un cane o come risolvere un problema comportamentale… Ecco alcuni consigli!”
I proprietari spesso mi chiedono quale sia l’età più adatta per educare il proprio amico a quattro zampe.
La mia risposta è generalmente questa: per noi umani è meglio iniziare ad andare a scuola da adulti o da bambini?
Alla pari delle persone anche per i cani l’età migliore per apprendere nuove nozioni è la giovane età.
Un cucciolo di 3 mesi è in grado di capire ed apprendere quasi quanto un adulto; non solo, a questa età il suo cervello è maggiormente predisposto ad acquisire nozioni ed ad immagazzinare esperienze.
Non a caso quando prendiamo un cucciolo ci viene consigliato di iniziare presto a fargli fare diverse esperienze. Questo viene detto perché il suo cervello fino ai 5/6 mesi ha la capacità di assorbire con facilità i diversi stimoli verso i quali verrà esposto e non farà fatica (quanto invece un adulto) nè ad immagazzinare nuove esperienze nè ad apprendere nuove nozioni.
È importante però abituarlo gradualmente sia alle nuove esperienze che agli insegnamenti; entrambi dovranno essere di tempo limitato ed associati a qualcosa di positivo come il premio in cibo o il gioco.
Non ci sono dubbi quindi: iniziare il prima possibile un percorso educativo e in generale a seguirlo nell’educazione sarà una scelta vincente!
Un’altra domanda che mi è stata posta diverse volte è se il proprietario sia necessario durante le lezioni o se, invece, possa non venire. Il cane verrebbe quindi seguito solo dall’educatore/educatrice.
Sembra una domanda alquanto strana, ma in passato alcuni addestratori si comportavano così: addestravano da soli il cane senza che fosse presente il proprietario e non era così raro che alcuni di loro decidessero di tenere con sé il cane per un lungo periodo per poi restituirlo al proprietario una volta addestrato.
Secondo la mia opinione questo “metodo” non è assolutamente ammissibile.
Non solo il proprietario deve essere presente agli incontri ma deve anche partecipare attivamente all’educazione del proprio cane.
La figura dell’educatore/educatrice si propone di aiutare a costruire un sano e felice rapporto tra l’essere umano e il proprio amico a quattro zampe; questo ovviamente non sarebbe possibile se il proprietario fosse assente.
Un altro compito dell’educatore risiede nella capacità di aiutare il proprietario a comprendere il linguaggio del proprio cane e i suoi relativi comportamenti; questo aspetto è di fondamentale importanza per poter costruire un buon rapporto, che porterà tra i vari benefici anche quello di ottenere un cane più gestibile ed ubbidiente.
Riassumendo, quindi, reciproca conoscenza e giusta informazione sono alla base di un buon percorso educativo che, come abbiamo visto, non può prescindere dalla presenza attiva del proprietario.
Questa è un’altra domanda che in questi anni di lavoro mi è stata posta frequentemente. Se il nostro cane ha paura è giusto aiutarlo, facendogli sentire la nostra presenza, supportandolo e confortandolo.
Spesso, invece, si crede che ignorarlo sia l’atteggiamento migliore, perché si pensa che se ci mostrassimo protettivi nei suoi confronti gli faremmo credere di aver ragione ad essere impaurito. Ma non è così.
La paura è un’emozione che il cane, al pari dell’umano, può vivere più o meno intensamente.
Se un cane impaurito venisse ignorato non riuscirà ad avere sufficiente fiducia in sé per superare il problema, nè avrà un esempio positivo da imitare.
Noi siamo, o meglio, dovremmo essere un punto di riferimento per il nostro cane; ciò vuol dire che se il nostro amico si dovesse trovare in difficoltà il nostro compito sarà quello, da un parte, di essergli di esempio su come vivere quella situazione, e dall’altra di confortarlo per aiutarlo a trovare quella fiducia in sè che gli permetterà di superare le sue paure.
Così facendo gli offriremo i mezzi e un atteggiamento migliore per far fronte alle difficoltà.
In questi anni sono state innumerevoli le volte in cui ho notato la confusione legata a queste due figure professionali.
Io stessa vengo spesso e volentieri chiamata addestratrice. Questo avviene, secondo me, perché il termine addestratore è in uso corrente da molti anni; l’educatore, al contrario, è una figura professionale di recente costituzione.
Vediamo quindi di fare un po’ di chiarezza tra questi due termini.
L’educatore si inserisce nel binomio cane e proprietario per cercare di migliorare la loro relazione e per aiutare il proprietario a comprendere meglio il linguaggio del proprio amico a quattro zampe.
L’educatore, per raggiungere questo scopo, lavora sia andando a casa del cliente sia all’esterno, a seconda delle necessità.
L’educatore si occupa inoltre di rendere il cane capace di gestire il contesto urbano, aiutandolo ad affrontare le varie situazioni; si occuperà ad esempio di insegnare al cane a vivere serenamente nei luoghi pubblici, a saper camminare al guinzaglio in mezzo alla gente e in presenza di altri cani, e così via.
L’educatore non si occupa invece della parte performativa/competitiva.
Questo è invece il compito dell’addestratore che è, infatti, specializzato in settori cinofili specifici, quali ad esempio l’agility o l’obedience, oppure in ambito del soccorso; avremo quindi gli addestratori per cani da ricerca per dispersi su superficie o macerie, o ancora in ambito assistenziale, come gli addestratori di cani per non vedenti.
L’addestratore è quindi specializzato in un settore della cinofilia che può essere performativo, assistenziale o entrambi.